[quote=“DarioF”] Salve,
Oggi voglio fare le pulci all’Affidavit di Danielson che ha corso con Armstrong dal 2005 al 2007. Ecco il link dal sito USADA:
http://d3epuodzu3wuis.cloudfront.net/Da … idavit.pdf
Inoltre attestava: ”USADA found Tom Danielson’s testimony to be substantially corroborated by the testimony of other witnesses and FOUND HIM TO BE TRUTHFUL AND HIGHLY CREDIBLE …”
Noi prendiamo in considerazione l’anno 2004 quando correva alla Fassa Bortolo, io mi ammalai di ipoglicemia e iniziai a correre al Campionato Italiano e poi da lì a fine Luglio con il Brixia tour e il Portogallo. Marcos Maynar Marino non c’era più e con lui la «comodità» e la «tranquillità» del servizio … ci si doveva arrangiare.
Ma la politica in materia era sempre la stessa.
Nei punti dal 22 al 24 dice che la vita in Italia per un americano era difficile e “IT WAS APPARENT THAT DOPING WAS PREVALENT IN EUROPEAN CYCLING”.
23 - “The cycling was very hard. I was having trouble keeping up, and the TEAM MANAGEMENT MADE IT CLEAR THAT THEY WERE UNHAPPY WITH MY RESULTS. FERRETTI SAID, THAT MY PERFORMANCES WERE «NOT WHAT WE EXPECTED».”
25 - “The team doctor Other-1 (who is currently the team doctor for Liquigas-Cannondale) said that some riders had second or third apartments which they used to store their performance enhancing drugs”.
Se vengono a perquisirti la casa dove vivi non devono trovare nulla. ANZICHÉ RICORDARGLI LE REGOLE IN MATERIA DI DOPING GLI INSEGNA COME RAGGIRARLE … ! Ricordo che Paolo Fassa nelle interviste si vantava che i medici li aveva presi per controllare cosa facevano i corridori.
Perché nascondere il nome Other-1 ? La lotta al doping deve essere senza quartiere, nessuno sconto. Se avessi un figlio mi preoccuperei che non finisca nelle mani di Other-1 e vorrei sapere il nome.
Non posso espormi perché alla Fassa Bortolo nel 2004 c’erano tre dottori e due erano alla Liquigas-Cannondale nel 2012.
25 - “I also came to understand that the WIVES OF MY TEAMMATES were serving as drug runners”. Ne parla al plurale …
27 - “At one point I was called into a meeting with Ferretti and he asked me if I had a doctor. I said “no” and HE JUST LAUGHED AT ME.”
28 - “After that, I asked Ferretti for help in finding a doctor.”
29 - “Eventually, he set up what he called a “test” with Dr. Michele Ferrari. FERRETTI WAS VERY SECRETIVE ABOUT THE MEETING. I was not allowed to speak with Dr. Ferrari prior to the meeting and had to go through a third person to learn the arrangements for the meeting.
31 - “I was instructed to go by myself in a FASSA CAR WITH NO TEAM MARKINGS”.
Per le istituzioni UN CORRIDORE CHE FREQUENTA IL DOTT FERRARI VIENE SANZIONATO E SE INVECE IL FERRETTI ORGANIZZA UN TEST A UN CORRIDORE CON IL DOTT FERRARI, LO SI NOMINA «ADVISER» DELLA NAZIONALE CICLISTICA?
In 10 anni di professionismo qualcosa ho visto. Non sempre era sufficiente una telefonata per farsi seguire da un preparatore.
NO, CI DOVEVA ESSERE QUALCUNO CHE GARANTIVA PER TE. Sia interno o esterno alla squadra. Più il preparatore é importante più il peso dell’intermediario doveva essere alto.
Perché erano necessarie queste garanzie ? Ah, saperlo …
La terapia ematica per un grande giro consigliata dal ginecologo era di 3 trasfusioni. Pensate davvero che sia possibile gestire logisticamente una cosa del genere senza che la squadra se ne accorga ?
Un «privilegiato» a un grande giro, subito dopo i controlli ematici UCI, prese un aereo privato per raggiungere una località «sicura» e sottoporsi a una trasfusione. Tutto da solo …
La lotta al doping dovrebbe essere innanzitutto una questione di buonsenso e di cultura.
Voglio essere martellante.
La Corte di Appello di Chambery parlò di un “SISTEMA SCANDALOSO BEN LONTANO DALL’ETICA SPORTIVA”.
Il Giudice del Tribunale di Treviso parlò di “APPARENTE FORMALE RIGORE”.
La mia storia e quella di Danielson si sono a malapena incrociate ma hanno un comune denominatore.
Con gli ultimi due post ci sono elementi sufficienti per parlare di «doping organizzato e istituzionalizzato». Alla faccia anche della Russia di Putin.
I burattinai manovrano i fili e si preoccupano che il palco risplenda.
I burattini seguono i diktat imposti assumendosi tutte le eventuali peggiori conseguenze. La Fassa Bortolo faceva firmare rigide regole in materia di doping, tra le quali spiccava che il corridore si assumeva tutte le responsabilità e manlevava la società da qualsiasi implicazione di doping. Con questo MANLEVARE hanno giustificato ogni loro ignobile comportamento.
QUESTA É STATA LA LORO DIFESA PER 13 ANNI !
Sponsor e manager possono essere «ACCECATI» dal profitto ma non lo staff medico.
Decisivo sarebbe stato il ruolo del medico sociale Dott Roberto Corsetti.
A presto.[/quote]
[quote=“DarioF”]Salve,
Mi hanno riferito che l’UCI e l’UEC ci seguono, bene.
Di doping ne sapete più di me, non ho più niente da insegnarvi …
Vi lascio con due quesiti:
1)Al Tour ’03 cinque corridori della Fassa (Velo, Loda, Gustov, Montgomery, Aitor Gonzales) andarono a casa. Era presente il Dott Emilio Magni. Non fu un virus intestinale. Le indagini di polizia dissero che era altro. Che cos’era? Una menzione particolare la merita Nicola Loda che non si é presentato dicendo che economicamente non ce la faceva a sostenere una trasferta da Brescia ad Albertville. Speriamo che con le granfondo si sia risollevato … !
2)Che cosa e’ successo al Giro del Lussemburgo ’03 a un corridore della Fassa? Che cos’ha in comune con Armstrong ?
La soluzione é ai verbali a Chambery. Mi raccomando acqua in bocca … !
Oggi ci spostiamo dietro le quinte.
Si arrivava a Reggio Emilia al Giro del ’01, stavo perdendo la maglia rosa, decisi di andare in testa a tirare. Vennero a darmi una mano anche Di Luca e Savoldelli, conservai la maglia rosa per pochi secondi. Belli, mio compagno di squadra e terzo in classifica, non venne a tirare.
Dopo la corsa andai a chiedere spiegazioni al Ferretti e mi disse: “… avrei dovuto pagare Belli per farlo tirare … ”. Lo guardai un pò basito e gli dissi: “meno male che ti chiamano sergente di ferro …”. Digrignò la mandibola e non fiatò.
Ferretti ha dimostrato di non avere polso.
Quanto a Belli ha sbagliato sport, doveva dedicarsi allo sci: il trampolino! Lunga e dritta …
A Montebelluna Tosatto salì sull’ammiraglia, mi diede una pacca sulla spalla, guardò Ferretti e gli disse: “Feron, a go fato shopping … “ e l’altro: “Bravo, cos’hai comprato ?”
Ferretti ha sempre criticato Cipollini perché aveva una squadra costruita intorno a lui, che controllava la corsa sin dalla partenza e alla fine si era ridotto a fare lo stesso pur avendo un budget che era di molto superiore a quello delle squadre di Cipollini.
Vincere una corsa di un giorno é anche una questione di fortuna. Non sempre a vincere é il più forte. Nelle corse a tappe contano anche altri fattori, il direttore sportivo e un ambiente sereno sono fondamentali.
Le crono erano per lui giornate di riposo, il più delle volte niente altoparlanti e quindi niente riferimenti. Ho perso 3 crono per meno di un secondo nel 2000-01.
Nel 2004 non volevamo più il Ferretti come manager. Pozzato era il più deciso.
Oltre al suo allontanamento si chiedeva il pagamento dei contratti di immagine nella loro integrità, il pagamento delle trasferte e degli esami UCI trimestrali che da regolamento dovevano essere totalmente a carico della squadra. Non era sempre così alla Fassa Bortolo.
Ci fu una riunione in ritiro a Grosseto tra noi corridori, venne stilato un documento con cui andare da Paolo Fassa. Roberto Petito, se ne tirò fuori e andò a raccontare tutto al Ferretti prima che potessimo incontrare Paolo Fassa e la cosa saltò. La colpa era mia. Pozzato a fine anno cambiò squadra e forse veniva ancora comodo per il futuro …
Capii meglio nel 2005 quando alla presentazione della squadra davanti a 300 persone Petito disse che ero quello che dava problemi in squadra. Che misero comportamento!
A inizio 2004 mi ammalai di ipoglicemia, ricominciai a correre al Campionato Italiano. Il giorno dopo mi incontrai a Spresiano con Ferretti, Simeoni della Fassa e il mio procuratore Battaglini. Dopo alcuni minuti Battaglini ricevette una telefonata e uscì dimostrando un tempismo perfetto …
Simeoni disegnò un grosso tre su un foglio bianco, era furioso. MI DISSE CHE ERANO TRE MESI CHE PAGAVANO LO STIPENDIO A UN MALATO. Presi il foglio, lo piegai e gli dissi: “VOI MI AVETE PRESO E VOI MI PAGATE FINO A SCADENZA SE MI SONO AMMALATO É COLPA DEL MAYNAR CHE AVETE PORTATO IN SQUADRA E PAGATO VOI”. Il resto fu un continuo scambiarsi accuse. Battaglini rientrò che ormai la conversazione era al termine. Prima di congedarci il Ferretti mi disse che me l’avrebbe fatta pagare, nessuno aveva mai avuto il coraggio di essere tanto sfrontato con lui …
Me ne sarei andato volentieri ma non ero io che dovevo cercare una squadra.
Ad Albertville dichiarò che loro avevano il «diritto di fare pressioni». In un’intervista successiva ai fatti del 2005 disse che nell’inverno 2004-05 si era recato all’UCI per ridurmi lo stipendio. Sono sicuro che tralasciò di dire che non correvo perché malato …
L’UCI gli rispose: ”Te lo sei preso e te lo tieni …”
Alla partenza del Portogallo ’04 visto che la Fassa Bortolo aveva appena aperto un nuovo stabilimento in loco, misero un premio per ogni vittoria di tappa. Vincemmo due tappe. Diedero i premi solo a chi volevano. Per loro io non facevo già più parte della squadra. Detto tra noi questo era quello che faceva un buon «manager» italiano.
Il «problema doping» é stato l’«alibi» utilizzato da certe istituzioni per nascondere qualcosa di ben più grosso che andava in scena dietro le quinte. IPOCRITI !
Questo era o meglio é uno spaccato di quel ciclismo. Dove l’atleta era l’unica cosa su cui si speculava.
ZERO DIRITTI … ZERO VALORI UMANI.
TANTI PICCOLI NUMERI.
A presto.[/quote]
[quote=“DarioF”]Salve a tutti,
Susanna conduceva una macchina a noleggio. Era l’11 luglio verso sera, lunghe code al casello autostradale di Saint-Jean-de-Maurienne, fermavano e controllavano tutti. É il suo turno: “Dove sta andando?”
”A Courchevel”
”Da dove viene?”
”Da Monaco”.
“Accosti”.
Il gendarme si gira verso i colleghi, alza il braccio e immediatamente tutti i gendarmi lasciano la postazione. Il traffico torna a scorrere.
Senza perquisire la macchina e verificare i documenti sapevano che era lei che aspettavano.
Più tardi, in commissariato, la curiosità spinse una donna gendarme a chiedere a Susanna: “É vero che a casa hai una Porsche ?”
“E lei come fa a saperlo ?”.
Gelo e sguardi tra i gendarmi per l’inopportuna domanda.
Non era stato un controllo di routine …
Il 13 luglio rimasi in commissariato fino alle 7 di sera, il giudice non c’era. Guardammo la corsa tutti insieme, uno dei gendarmi mi indicò un corridore molto conosciuto, lo chiamò per nome, non era Armstrong e mi disse:« Sappiamo cosa fa quello lì … ma non ce lo lasciano andare a prendere … ».
Prima che iniziasse il Tour in una riunione a porte chiuse tra organizzazione, corridori e staff Leblanc disse che ci sarebbero state perquisizioni. Che strana previsione …
In realtà la mattina del 13 luglio quando due gendarmi entrarono nella mia camera non fecero perquisizioni. Uno dei gendarmi si diresse verso il mio compagno di squadra che era pallido come un cencio e paralizzato dalla paura: “E tu cos’hai da nascondere?”. L’altro gendarme immediatamente lo richiamò dicendogli: “Lui no, solo Frigo”.
Avrebbero dovuto perquisire la camera e la squadra. Invece mi chiesero di raccogliere le mie cose e di seguirli.
Venduto.
Il Ferretti agli inquirenti dichiarò che non escludeva che a fare la soffiata fosse stato un meccanico, un massaggiatore o un corridore. Poi tentò di aggiustare il “non escludo” dicendo che se così fosse stato l’avrebbe saputo …
Non avevo dubbi. Comunque conosco nome e cognome dello spione.
Il lustrascarpe, anche perché privo di intelligenza propria si é limitato ad avvisare la polizia del giorno in cui sarebbe arrivata Susanna. Il suo lavoro é finito lì.
Ma il Mandante … ovvio che c’é stato un Mandante !
Tutto era già pianificato, Leblanc avvisato. Il Tour non voleva altri scandali di squadra. Solo uno, Frigo.
Tanti sapevano, posso assicurarvi che il Mandante ha mosso parecchie pedine, arrivando a contaminare diversi settori. E qui mi devo fermare, non posso dire tutto. Forse un giorno …
Dopo il mio fermo, quasi tutti gli intervistati si finsero scandalizzati: alcuni improvvisamente scoprivano che il doping si usava ancora. Più cercavano di dissimulare e più si infangavano. Si sa, un asino può anche fingersi cavallo ma prima o poi raglia …
Tutti uniti dimenticando il rispetto della presunzione di innocenza e rilasciando dichiarazioni lesive.
Francesco Moser lo conoscete tutti, nel ’05 era presidente del CPA.
ACCPI e CPA sapete di cosa si occupano … prot !
Io e il signor Francesco Moser non c’eravamo mai parlati e detto tra noi non gli sono mai andato a genio. Lo capii prima dei fatti del ’01.
Il 12 mattina mi stavo recando al foglio firma, Susanna era già stata fermata ma non aveva ancora parlato. La gendarmerie venne da me la mattina del 13.
Sentii qualcuno chiamarmi. Con uno scatto felino mi si parò davanti lui: lo «sceriffo». “Vieni qui, vieni qui, ti stavo cercando”, fece alcuni metri al mio fianco, il tempo di dirmi con il sorriso sulle labbra: “oggi con tutto questo caldo sei l’unico corridore a stare al fresco …”. In un attimo eravamo amici per la pelle. Combinazione arrivò anche un noto fotografo, Moserone era euforico, gli disse: “…dai facci una bella foto insieme …”
Dopo la «foto ricordo» me ne andai.
Chissà se l’ha messa tra i suoi trofei !
Il «problema doping» presenta aspetti che toccano anche le istituzioni e certe dichiarazioni o comportamenti se riguardanti personaggi che occupano posizioni di rilievo ne minano la credibilità e sollevano pesanti ombre sulla loro reale missione.
Nella storia del ciclismo quello che é stato fatto al sottoscritto non era mai successo.
Il Mandante ha cercato e ottenuto appoggi e consensi a tutti i livelli. Ogni tanto il sistema vuole la sua vittima per rafforzare la propria posizione: tutto però deve essere circoscritto.
Bella politica.
Ma il Mandante questa volta aveva calcolato male. Vero che la verità non emergerà mai completamente, ma é stato incauto, eccessivamente arrogante e la sua mossa si é rivelata un boomerang.
Ai ciclisti non crede mai nessuno, sono l’anello più debole. I primi e gli unici a pagare.
Sopra non si sale !
Si verificò un fatto inaspettato e da quel momento si innescò una reazione a catena, che mise il Mandante in difficoltà.
Certo, lui aveva già preso accordi e i patti non si cambiano.
Oggi i principali colpevoli, implicati e corrotti li posso mettere tutti in fila. Se tutta questa vicenda fosse stata di dominio pubblico il ciclismo ne sarebbe uscito a pezzi.
Per certi versi il 13 luglio é stata una liberazione.
Ma non pensavo che dire la verità mi portasse un fardello così pesante.
Ho scelto di non avere figli perché non meritavano di vivere in un mondo così di merda.
Oggi ne sono ancora più convinto.
A presto.[/quote]
[quote=“DarioF”]Salve a tutti,
Lo sponsor non gradisce che il proprio marchio venga associato al doping ma credere che patron Paolo Fassa non ne fosse a conoscenza riesce difficile.
Se non avesse rilasciato ambigue dichiarazioni potrebbe cavarsela dando la colpa ai sottoposti, ma le parole e le azioni intraprese hanno un peso.
Dire che: “… nel 2003 ci eravamo attrezzati per questo obiettivo(Giro) …”, lascia poco spazio alla fantasia. O si riferiva alla collaborazione illegale del dott Marcos Maynar Marino, quindi sapeva e ha taciuto, oppure credeva di gestire un’utensileria.
Possiamo affermare che il servizio medico del Maynar ha avuto i suoi benefici. Nel 2003 é stato il team più vittorioso, 51 successi. Ne é valsa la pena …
Apro una breve parentesi: il dott Maynar non si presentò all’interrogatorio ma accettò di rispondere a un formulario scritto. Disse che aveva interrotto la collaborazione col team per una questione economica, non lo avevano pagato per quello che gli era stato promesso. Lavorava senza contratto e veniva pagato in «nero».
Di sicuro il problema soldi alla Fassa Bortolo era pressoché una costante. Se non vinci ti riduco lo stipendio, se ti ammali pure.
Chi aveva un contratto di immagine era costantemente sotto pressione.
Ma torniamo alle assurde dichiarazioni di patron Paolo Fassa: “Tutte le volte in cui abbiamo scoperto che qualche nostro corridore, per conto proprio, faceva delle cose non corrette, lo abbiamo eliminato”.
“Non posso fare nomi, ha concluso, ma ogni anno uno o due li abbiamo lasciati a casa per questa ragione”. Evviva la verità … difficilmente scopri che un atleta si dopa a fine stagione. A metà anno non hanno mai eliminato qualcuno, perché voleva dire continuare a pagare lo stipendio fino a fine anno. Anche se si dopavano ma vincevano se li teneva. E a conti fatti almeno 6-12 corridori facevano cose «per conto proprio».
Bella squadra !
Chissà perché nel ’03 non hanno sospeso i medici dopo che mi hanno mandato all’ospedale … !
Dire che: “… avete visto tutti la figuraccia di Aitor Gonzales al Terminillo …” emerge con forza che di rispetto per l’atleta e della fatica sportiva il Paolo Fassa non ne conosceva il significato.
Comunque, al patron Paolo Fassa non manca il coraggio. Spero che qualcuno gli abbia riferito cosa hanno dichiarato i giudici: “ … UNA PRATICA DEL DOPING DEGLI ATLETI ISTITUZIONALIZZATA E ORGANIZZATA DAI DIRIGENTI DEL TEAM FASSA BORTOLO …”. Chiedere il risarcimento danni a un atleta dopo quanto emerso dalle indagini francesi é una beffa.
Diceva anche: “La campagna di moralizzazione é servita” e ancora “il doping nella nostra squadra non é tollerato”.
Intendeva forse che nelle altre squadre lo era?
Per essere credibile e coerente a tutti i bei discorsi e non lasciare dubbi avrebbe dovuto chiedere i danni a Giancarlo Ferretti. Invece «cuor di leone» i danni li ha chiesti al sottoscritto.
Peccato per lui che ha perso.
Ma il signor Paolo Fassa ha le sue regole, il suo tribunale e probabilmente lui é il giudice.
Ha sette pistole, quattro fucili e sette guardie del corpo.
Paolo Fassa salta come un ragazzino quando un atleta gli regala trionfi. Quelli che non vincono invece andrebbero eliminati. Meno male che Paolo non ha un pulsante.
La Fassa Spa nella causa civile pretendeva che pubblicassi a mie spese sul quotidiano “Il Gazzettino” che ero stato condannato a tre mesi. Su quello volevano farsi belli al paesello.
Nell’immaginario collettivo lo sport é sinonimo di unione, etica e dedizione ma allora personaggi come Paolo Fassa e Ferretti non erano degni di fare parte di questo mondo.
Una volta lo sponsor era un «padre» e i corridori erano i suoi «figli», nel bene o nel male la fatica e la dedizione gli suscitavano emozioni, certo poi c’era il lato economico, ma veniva dopo.
Nella sentenza del processo di Treviso il giudice attestava: “… IN PARTICOLARE, NON PUO’ ESSERE TRASCURATO CHE LA MEDESIMA(FASSA BORTOLO) SI E’ AVVALSA DI UN DIRETTORE SPORTIVO, GIANCARLO FERRETTI, CON TRASCORSI NON PARTICOLARMENTE LIMPIDI …”.
Giancarlo Ferretti é stato osannato e riciclato al di fuori di ogni logica e controllo democratico. In nome dello sport e di forti interessi economici e politici ha continuato a gravitare in un mondo, quello sportivo, che per coerenza avrebbe dovuto allontanarlo.
Eppure il Ferretti, dimenticando le varie sentenze, in un’intervista del 5/2/18 si autocelebra dicendo: “Allora. Sono un imbecille, uno stupido, uno scemo, che dico: pratico quella cosa lì(doping) per vincere una corsa in più? E perdo lo sponsor?” “ … c’é qualcuno che le ha detto, o ha detto, che Ferretti mi dava questo o quell’altro? Non lo trova. Perché non c’é. Lo stesso Dario Frigo non ha mica detto che gliel’ho dato io. C’é stato un momento che lo ha detto, e poi é sparito. Lei sa dov’é Frigo? Non lo sa nessuno. Non so dov’é, é sparito.”
Eccomi ! Non sono sparito, pensavo che il «mercenario» ti tenesse informato sui miei spostamenti. Ho atteso pazientemente nell’ombra la fine delle questioni legali intraprese dalla Fassa e che le vostre bocche la smettessero di giocare a chi raccontava più bugie. Ferretti, io non ho mai dichiarato che tu mi hai dato sostanze dopanti, ci mancherebbe, quello lo hanno fatto i dottori che lavoravano per te. MA HO DICHIARATO CHE LE SOSTANZE LE HAI PAGATE TU COME HAI PAGATO IL MAYNAR. LA VERITÀ NON SI RITRATTA.
Se non ricordi quello che hai dichiarato trovi tutto agli atti a Chambery.
Riguardo all’imbecille, stupido e scemo i fatti parlano per te.
Anche per oggi basta.
Lasciamo che Ferretti si goda la vecchiaia portando a spasso i suoi cani … uno sono sicuro che si chiama Sansone … e a patron Fassa lasciamo una delle peggiori squadre della storia del ciclismo.
A presto.
NB I link relativi alle dichiarazioni sopracitate li trovate sulla pagina Facebook[/quote]
Z forum dowiadujemy się, że od 2002 mieszka poza granicami Włoch i obecnie pracuje w branży komputerowej. Zapytany przez jednego forumowicza o wycofanie Pantaniego z Giro 1999 odpisał, że nie może o wszystkim pisać, a milczenie wymaga czasem wielkiej siły. Opisuje też sytuację z Paryż-Nicea 2003, gdy po czasówce miał wyścig w kieszeni i wycofał się jako lider z powodu kłopotów żółądkowych (też mi zaskoczenie, że jednak nie kłopoty żółądkowe, nawet dla nastolatka bez stałego dostępu do internetu było to wtedy oczywiste). Jest sporo smaczków z życia Fassa Bortolo. Pewnie warto się wczytać, choć mówię - sam jeszcze nie miałem czasu.